2. Premessa per lo studio della mistica

Costituiscono un’ottima premessa allo studio della mistica le considerazioni su di essa fissate come intramontabili sentenze dal Cancelliere parigino Jean Gerson nel suo principale lavoro “De Mystica Theologia“; questo è un trattato speculativo comprendente le lezioni sulla mistica tenute all’università di Parigi agli inizi del ‘400. Le enunciamo in corsivo e aggiungiamo delle brevi osservazioni.

1. Oltre quella Teologia chiamata “simbolica” o “propria”, vi è una Teologia Mistica.

Purtroppo il riconoscimento della Mistica come disciplina teologica, a distanza di sei secoli da Gerson, non si è ancora avuto. Nelle Facoltà universitarie di tutto il mondo si continua ad annetterla ad altre discipline. Per lunghissimo tempo è stata asservita alla Morale e vista come ultima conseguenza di un graduale cammino di perfezionamento (morale). Nulla di più falso! Oggi c’è anche chi la confonde con una certa Filosofia e la mescola con essa!

A Karl Rahner va il riconoscimento di averla sganciata dalla Morale e di averla annessa alla Dogmatica. Chissà quando la Mistica sarà affrancata da questo ulteriore giogo, sia pur meno pesante?

2. La Teologia Mistica si fonda, per la dottrina che la riguarda, sulle esperienze interiori prodotte nei cuori delle anime devote, come le altre due Teologie procedono dalle operazioni esteriori.

I mistici renano-fiamminghi, di cui Gerson è uno studioso, iniziano ad usare con sempre maggiore insistenza la terminologia dell’interiorità e parlano di “introversione”, di vita “intima”, “interiore”, per descrivere non una chiusura, ma l’apertura all’esperienza profonda e passiva che vivono. Tutte le loro facoltà e le loro energie si rivolgono irresistibilmente al fondo dell’anima, verso quel centro da cui Dio direttamente si comunica. Gerson parla di “esperienze interiori prodotte nei cuori” perchè dapprima questo rifluire delle facoltà operative giunge al cuore. Lì si opera l’unio cordis e si sente che un fuoco d’amore soprannaturale viene acceso proprio lì; questa fiamma divamperà e diventerà un vero incendio d’amore. Ma attenzione, il richiamo all’interiorità, a ciò che è “intimo”, si diversifica notevolmente dalla nota sentimentale che il termine ha assunto fin dal Romanticismo. Niente intimismo dunque nella contemplazione mistica! Inoltre l’ “introversione” della Spiritualità non ha nulla a che vedere con quella connotazione caratteriale che la Psicologia dà al termine.

3. La Teologia mistica, poichè si fonda su esperienze conosciute con più perfetta certezza, dev’essere giudicata più perfetta e più certa.

Il magistero dei Santi, e tutte la tradizioni spirituali scritte che hanno attraversato i secoli, s’impongono da sè, dopo la Sacra Scrittura, con la massima autorevolezza. La letteratura che nasce dall’esperienza dello Spirito comunica con eloquenza i misteri del Verbo e la Sua eterna Verità.

4. Quantunque nessuno possa apprendere perfettamente la Teologia Mistica se ne ignora i principi, che si ottengono per esperienza interiore, tuttavia non si deve desistere dall’offrire e dall’accogliere la sua dottrina.

Prima del ‘400 nessuno possedeva le categorie concettuali atte a penetrare e comprendere la Mistica. Gli stessi Maestri di Teologia tradiscono nei loro verbali inquisitori un assoluto disorientamento. Da qui il difficile atteggiamento dell’Inquisizione, che comincia (a partire dal secolo XIII) a reprimere l’errore, a cacciare l’eretico, a condannare i mistici. Gli episodi più rilevanti sono le azioni persecutorie ai danni di importantissime personalità spirituali europee e la condanna al rogo di Margherita Porete, autrice dell’opera “Lo specchio delle anime semplici“, morta a Parigi, di fronte all’Hotel de Ville, il 1 giugno 1310. In effetti i devoti si confrontano nelle dispute teologiche del XIV-XV secolo all’interno delle “scuole” che, tutte, affermano l’impossibilità per l’uomo di conoscere Dio, perchè il finito non potrà mai conoscere l’Infinito. Così gli Scolastici, legati a queste concezioni antropologiche riduttive, operano delle letture sempre più deformanti dei capolavori mistici e relegano gli scritti dei grandi contemplativi della storia (pensiamo a Gregorio di Nissa) in un oblio volontario.

5. Poichè nessuno conosce le cose dello spirito “se non lo spirito che è in lui” (1Cor 2,11), proprio per questo sono ascoltatori inadatti e per nulla idonei allo studio della Teologia Mistica coloro che non vogliono credere per poter infine comprendere.

Chi presume di aver tracciato la validità di un suo sistema teologico (psicologico) e di poter incasellare la Mistica nelle proprie griglie concettuali non è affatto idoneo alla comprensione di una disciplina fondata sulle testimonianze letterarie dei contemplativi. Il Padre Surin fu uno di quei mistici che dovette soffrire la più dura avversione dei teologi. Per questo spiega, con spirito ironico, in un suo scritto: “Alcuni dottori scolastici che si credono, a motivo della loro scienza, in diritto di giudicare autori come Tauler, Ruusbroec, Herp e Suso (nomi che continuamente nominano), poichè non arrivano a comprendere ciò che essi hanno detto, allora li condannano. Ma essi non possono assolutamente comprendere che qualcosa porti il nome di “teologico” e che non sottostia al loro giudizio. E’ mai possibile che un dottore scolastico, preparato e capace nella scienza che professa, non possa intendere ciò che dice un dottore mistico? Sì, certamente; egli non ha altro da fare che essere dottore scolastico”.

6. Le operazioni interiori, soprattutto nell’ambito del sentimento, non si esprimono chiaramente, né possono essere messe per iscritto così come sono avvertite.

Vi è un dislivello insormontabile tra l’esperienza così come è ricevuta ed il linguaggio usato per descriverla. Tutti i mistici se ne dispiacciono profondamente, ma la loro unione con Dio è intraducibile. Nessuna lingua antica o moderna possiede espressioni verbali capaci di comunicare il divino. Santa Teresa d’Avila è la prima ad affermare che si ha bisogno di una grazia speciale per descrivere esperienze speciali.

7. E’ possibile trovare un uomo che sia meno esperto nei sentimenti devoti, ma più erudito nel discettare su di essi.

Per far comprendere questa affermazione del Gerson voglio proporre un paragone: i “devoti” e i “docenti” di cui parla il Cancelliere di Parigi suggeriscono un’analogia presa dal mondo dell’Arte. Se esistono dei grandi talenti artistici come Masaccio, Leonardo, Ribera, Corot, esistono anche altre figure, come ad esempio i critici d’arte; eruditi, che possono non saper maneggiare con maestria un pennello eppure essere in grado di riconoscere senza ombra di dubbio un’opera vera da una falsa. Appunto degli esperti, degli studiosi, che non hanno acquisito la loro competenza dai libri, ma attraverso la paziente, prolungata, attenta osservazione dei grandi capolavori dell’arte esposti nelle Gallerie e nei Musei del mondo. Per la Mistica vale lo stesso principio. Vi sono degli esperti di Mistica che probabilmente non hanno ricevuto alcuna grazia straordinaria, ma che sanno discettare sul magistero dei Santi e sulle loro esperienze spirituali meglio di chiunque altro. La loro vita è consacrata alla lettura attenta dei capolavori della Mistica, come i critici d’arte, che non imparano il loro mestiere sui libri, ma nelle sale dei Musei e nelle navate delle Chiese.

8. Conviene che gli studenti (scolasticos viros), anche se esperti di devozione, si esercitino diligentemente nelle devote scritture della teologia Mistica, purché prestino fede ad esse.

L’approccio migliore allo studio della Mistica rimane sempre la lettura attenta e approfondita dei grandi capolavori della Spiritualità attraverso un metodo “induttivo-descrittivo”, tipico degli studi filologici, letterari. Non si adatta alla Mistica il metodo “analitico-sistematico” della Teologia e della Filosofia. Il nostro compito sarà quello di insegnare a leggere la verità che lo Spirito vuole rivelare, non quello di provare agli altri la validità del nostro sistema psicologico.