Giovanni Ruusbroec


Giovanni Ruusbroec, mistico ammirabile. Le nozze spirituali
Roberto Tarquini
EDIZIONI CANTAGALLI
Strada Massetana Romana, 12 – Siena
0577/42102
Edizioni Cantagalli

Il libro è una traduzione più accurata di un capolavoro come Le nozze spirituali di Giovanni Ruusbroec. Adesso che il lettore si trova tra le mani questo libro, potrà valutare personalmente la scelta; ho l’onere, nondimeno, di alcune ragioni che hanno motivato il passo compiuto.
La seconda parte del libro è il vero corpo di esso; si nota che non è riportata la traduzione integrale del testo ruusbroechiano. Della prima parte di questo è offerta solo una sintesi e dei passi antologici, mentre integralmente sono tradotti la seconda e la terza parte, cioè le parti più impegnative, dove il traduttore si cimenta con la profondità dell’oggetto narrato e con una specifica terminologia: «in essi è contenuta la mistica ruusbroechiana» con le difficoltà che essa presenta, che tante volte hanno prodotto lungo la storia interpretazioni fuorvianti. La cura del vocabolario italiano, le spiegazioni e le annotazioni, la disposizione stessa del testo testimoniano sia la lunga frequentazione da parte di d. Roberto sia la sua penetrazione di esso. Cimentarsi nella traduzione ha significato affrontare anche cruciali problematiche teologiche e antropologiche; questo egli ha fatto non rimanendo sul piano della spiegazione scientifica per gli esperti, ma pervenendo al piano didattico, reso palese da didascalie e annotazioni per un ampio pubblico o dalla stesura di un lessico essenziale. Tentativo, per altro, esplicitamente dichiarato: aprire in Italia i tesori di un testo e di un autore poco conosciuti, dai quali d. Roberto è stato folgorato tanto da non staccarsene più da trent’anni, a una cerchia più ampia degli addetti ai lavori.
Questi semplici rimarchi indirizzano il nostro sguardo verso un terreno sottostante l’opera: la personale esperienza del nostro prete, che abbraccia da ogni parte queste pagine. Ciò è evidente anche nella prima parte di questo volume, dove l’autore presenta un altro lavoro di sicuro interesse: una biografia del mistico fiammingo. È una biografia piuttosto singolare, così definita dall’autore: «una biografia, diciamo pure “romanzata”, una sorta di “scenografia verbale” frutto della mia interiorizzazione del personaggio e dei miei viaggi nei luoghi dove ha vissuto, che comunque si sovrappone e poggia sulle notizie storiche (poche a dire il vero) che di lui si possiedono».
Quando affermo che in questo saggio biografico, in cui l’autore si cimenta, può notarsi ancor più l’intreccio con la sua personale esperienza, non intendo riferirmi al contenuto della biografia, quasi a dire che possono notarsi proiezioni di tratti della biografia di Tarquini su quella di Ruusbroec, soprattutto laddove c’era da riempire la carenza delle fonti. Piuttosto mi riferisco alla forma e alla finalità della narrazione e, principalmente, all’aver creato e inserito in un volume che si definisce anzitutto come versione italiana di un testo fiammingo, una simile narrazione. Solitamente, infatti, si premette un piccolo saggio storico-teologico alla traduzione di un testo. Siamo dinanzi, allora, a un testo agiografico? Secondo classiche definizioni degli studiosi, non ritroviamo in questa biografia tutti i tratti di un’agiografia; se può intravedersi un fine edificante, che mira a intensificare il senso religioso del lettore, non si evidenzia alcuna spinta all’imitazione del santo o al suo culto e meno ancora alla sua intercessione taumaturgica. Il ricorso di d. Roberto al termine “romanzo” o “scenografia verbale” ci indirizzerebbe, allora, verso l’intrattenimento del lettore? Nemmeno questo può dirsi, anche se in qualche pagina la scrittura dell’autore conduce il lettore a un riposo ameno e godibile per se stesso.
La creazione di una “scena” mira a predisporre il lettore a entrare nel testo che sarà presentato, non soltanto, però, per la via della sua facoltà intellettiva, ma anzitutto per quella della sua sensibilità, della sua storia, della sua libertà e del suo discernimento spirituale. Si costruisce una scena in cui il lettore è quasi impercettibilmente condotto e accompagnato, con lo snodarsi della biografia di Ruusbroec, a guardarsi dentro, a ritrovare la propria storia spirituale senza essere indotto a ricopiare il modello del santo narrato o a invocarne l’intervento taumaturgico. Come Tarquini ha interiorizzato il personaggio, così avvenga anche per il lettore! Più che l’imitazione è l’incontro personale con Cristo sposo tramite la frequentazione di Ruusbroec a essere suggerita, e tale frequentazione può avvenire solo attraverso la lettura del testo e di quant’altro rimane di lui, come i luoghi della sua vita.
Questo metodo ricorda la ben nota lectio divina di stampo monastico, perché non solo si propone la lettura e la rilettura metodica di un testo, ma anche perché suo scopo ultimo è incoraggiare e illuminare il lettore nella storia che Dio conduce con lui, di cui Ruusbroec, ma anche Tarquini sono testimoni. Questa testimonianza è utile guida al lettore per rileggere l’azione di Dio nella propria vita e sostenerne l’andatura, diventando accompagnamento spirituale. L’accompagnamento avviene non in modo estrinseco al costituirsi dell’intero volume, ma attraverso questo costituirsi: il volume si costituisce con l’uso di diversi linguaggi e generi, da quello tecnico scientifico della traduzione di un testo a quello storico-romanzato, con gli strumenti propri della narrazione, a quello didattico delle didascalie e dei lessici. Potremmo dire che il libro consegna un intero vissuto, che abbraccia sia quello di Ruusbroec sia quello di Tarquini, con l’intenzione che, come in ogni discreto e saggio accompagnamento spirituale, entrambi scompaiano per lasciar spazio al vissuto del lettore. Sono vissuti segnati dall’intervento di Dio in essi.

+ Antonino Raspanti
Vescovo di Acireale