3.1 La mistica oggi e il mistero dell’Incarnazione

Per la comprensione della mistica oggi bisogna individuare un punto di partenza. Coscienti o no, si deve affermare che noi viviamo nella “post-modernità” e assistiamo a un tipo di cambiamento spirituale sociale inconsueto. E’ il cambiamento che segna la fine di un’epoca e l’avvio di un’altra. La nostra è propriamente una società tecnologica, che ha soppresso il tempo e lo spazio nella comunicazione e che ha portato l’uomo non solo a dominare la natura, come è stato nell’epoca moderna, ma a “trasformare” la natura, come mostra l’ingegneria genetica ed altre scoperte che hanno forze positive e negative incalcolabili, a volte incontrollabili. La grande stagione umana e intellettuale del medioevo, che da tutte le parti si va scoprendo, si basava sulla grande conquista medievale del primato della persona sulla natura. Tale conquista poggiava su due premesse, della psiche medievale: la prima, che l’uomo sia un essere spirituale, non determinato dai propri istinti e dall’ambiente; la seconda, che l’uomo sia naturalmente religioso, il che vuol dire affermare che Dio esiste e che l’uomo può entrare in rapporto con Lui. Dunque la persona umana, con l’anima immortale e con lo spirito, che è l’orma divina nell’uomo (secondo l’antropologia ternaria paolina patristica e medievale) può entrare in comunione con Dio nell’amore e, senza rinnegare la sua fede, regolare la propria condotta personale e la propria vita storica.

Lutero eliminò la mediazione ecclesiastica tra uomo e Dio, anzi il Romano Pontefice era per lui l’incarnazione dell’Anticristo, e facendo ricorso ad alcune forme di agostinismo e accentuando alcune posizioni del “Cur Deus homo” di Anselmo d’Aosta, recuperando la tematica della grande tradizione gnostica, pensò un sistema religioso e creò una religione in cui non c’è comunicazione tra l’uomo e Dio: Dio salva sì l’uomo, ma ciò dipende da una sua libera e insindacabile scelta. L’uomo può solo avere fiducia nei meriti di Cristo; la giustificazione dell’uomo è perciò un mero dono divino. L’uomo non può compiere le buone opere medievali, perchè esse non hanno alcun valore, e non lo hanno perchè non esiste reale comunicazione tra uomo e Dio, tra l’umanità e la divinità. La santità per questo non è possibile, non è pensabile, non esiste. Per via di questa separazione che affonda le sue radici nella pre-scolastica, l’interiorità, il sentimento, e la razionalità divengono, nell’esperienza religiosa, due tendenze contrapposte, che dividono l’uomo in se stesso. Questa costruzione religiosa non fa più riferimento alla grandezza e alla fiducia dell’uomo in se stesso, alla sua assoluta centralità nel cuore di Dio e nella costruzione della storia. L’uomo moderno, dopo il protestantesimo, crede solo nel progresso, nel lume della ragione, crede di poter costruire la sua città, ma finisce col patire sempre più la condizione della sua solitudine, che diviene insopportabile nella post-modernità. Non c’è più nessun legame profondo che ci leghi a un compito comune, siamo tutti, chi di corsa, chi nell’immobilità, dentro le nostre cose, ma non sappiamo veramente cosa ci aspetta. L’uomo oggi ritiene di poter essere il dominatore del mondo, della terra e del cosmo, ma nel suo intimo ha contemporaneamente la coscienza di essere piuttosto dominato da una forza o da una tensione che non sa definire; sente in sè il rischio di non aver più senso, di essere un re senza significato.

Ora la religione è il riconoscimento del mistero nascosto nel reale. L’età teconologica si apre al religioso proprio perchè l’età moderna che l’ha preceduta non ha creduto che questo mistero esistesse, o che fosse il vero problema. Lo stesso cattolicesimo, nonostante le apparenze, arroccato nella teologia scolastica e nei confini tridentini, ha creduto di poter risolvere “in formule” il mistero, di poterlo cosificare nella teologia. Purtroppo la riflessione sull’esperienza mistica come “il proprio della religione” si è arrestata da secoli. Eppure, la teologia del futuro, o sarà mistica o non sarà. Centrale è lo studio serio della mistica. In questa teo-logia è presente un elemento sensibile che fa riferimento all’evento cristiano originario e fondante: l’incarnazione del Verbo; per usare la celebre formula di Ireneo di Lione: “Dio si è fatto uomo, perchè l’uomo diventi Dio”. Questo elemento sensibile ha fatto dire a Tertulliano che “caro salutis cardo”, è la carne il cardine della salvezza. L’elemento sensibile del crisitanesimo. Per cui ridurre il cristianesimo a pensiero è, nel suo contesto, semplicemente eretico; l’incarnazione è l’evento per cui Dio si è fatto carne: “et Verbum caro factum est”. La teologia cristiana, coerente con questo evento, non può che essere una teologia mistica, perchè il mistero dichiarato dal cristianesimo è quello espresso da Ireneo e prima ancora dall’Apostolo Giovanni: “Colui che era fin da principio, colui che noi abbiamo udito, colui che abbiamo veduto con i nostri occhi, colui che contemplammo e che le nostre mani hanno toccato, cioè il Verbo della vita – poiché la vita si manifestò e noi l’abbiamo veduta e ne diamo testimonianza e vi annunziamo questa vita eterna che era presso il Padre e che si manifestò a noi – colui che abbiamo veduto e sentito lo annunziamo a voi, affinché anche voi abbiate comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo.” (1Gv 1,1-3).